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II libretto delle " Annotazioni " di Giovanni Battista Bugatti (il bloc-notes sul quale il boia registrava diligentemente le esecuzioni compiute) che sono riportate alla fine del presente volume, ha offerto lo spunto all'ignoto autore di queste " Memorie di un carnefice " per disegnare un affresco della società romana dell'800.
Scritto a pochi anni di distanza dalla morte del protagonista, senza alcuna pretesa letteraria (ma seguendo una tecnica giornalistica tutt'ora in uso nei grandi settimanali) e al solo scopo di soddisfare la morbosa curiosità del pubblico, il racconto, anzi, i racconti poiché le " Memorie " sono un susseguirsi di episodi completi, appaiono permeati dal triste candore che l'autore prova nel ricostruire i fatti che condurranno i suoi personaggi al patibolo.
Delia realtà delle vicende narrate ne sono testimoni le " Annotazioni " da una parte, e dall'altra gli anziani abitanti di Borgo, Panico o di Trastevere che ancora oggi possono raccontare, per averla sentita dai loro genitori, la storia d'amore di Virginia o il delitto del macellaio di Campo dei Fiori.
Le teste, quindi, rotolavano veramente nel paniere ed i corpi dei disgraziati con- dannati ala " mazzolatura e squarto " era- no realmente smembrati sulla pubblica piazza ove si ergeva il patibolo dal quale Mastro Titta vedeva venire a se un'umanità estremamente varia: assassini, patrio- ti, gentiluomini, prostitute, ecclesiastici, massaie, truffatori e ladri che li venivano ad espiare le colpe delle loro passioni; ad ognuno il Bugatti amministrava la giusti- zia papale di fronte a folle immense che si accalcavano al Popolo, ai Cerchi o a Sant'Angelo per assistere all'incontro tra il boia e la sua vittima " tifando " ora per l'una, ora per l'altro.
Scheda tecnica